VITIGNI NAZIONALI
La
coltivazione della vite in Italia ha origini molto antiche. Già
nelle opere letterarie di Plinio e Marziale sono riportati dei
riferimenti a dei particolari vitigni coltivati nell'antichità.
Alcuni vitigni, grazie alla fama acquisita mediante il commercio
dei loro pregiati vini furono impiantati nel corso dei
secoli in regioni anche molto diverse da quella d'origine,
soppiantando i vitigni locali. Al tempo stesso, in epoche storiche
più buie, dopo i danni causati da guerre o epidemie alcuni
vitigni di maggior produttività e minor qualità presero il posto
di vitigni pregiati.
Per
tale ragione nel corso dei secoli parecchi studiosi si dedicarono
allo studio delle caratteristiche morfologiche dei vari vitigni
per consentire il riconoscimento dei vitigni più pregiati e
tentare un lavoro di catalogazione delle uve note al fine di
evidenziare le analogie fra piante coltivate in regioni differenti
e identificare eventuali sinonimi.
Comitato
Nazionale Ampelografico
All'indomani
dell'unificazione del Regno di Italia nacque, con il decreto del 21 giugno 1872,
il Comitato Nazionale Ampelografico italiano. Il Comitato ebbe il compito di
censire tutti i vitigni esistenti in Italia, catalogandoli per provincia. Fu un lavoro
estremamente arduo perché in ciascuna provincia erano presenti centinaia di vitigni,
per di più in ciascuna vigna le diverse varietà presenti erano piantate assieme alla
rinfusa. Altra difficoltà era dovuta al fatto che non esisteva uno standard
ampelografico su cui basarsi nella descrizione dei vitigni. Nel 1875 nacque la
Commissione Internazionale di ampelografia, ma fu necessario aspettare fino al
1951 per la stesura definitiva della Scheda ampelografica.
Comparsa
della Fillossera
Nel
frattempo comparve in Europa la fillossera,
la prima segnalazione in Italia risale all'agosto 1879 ma i veri danni
cominciarono a manifestarsi durante la prima guerra mondiale: scomparvero interi
vigneti, alcuni vitigni andarono completamente perduti. In alcune zone d'Italia
furono impiantate varietà provenienti da altri paesi, in particolare dalla
Francia. Per anni furono selezionati gli innesti migliori per ciascuna varietà
da "salvare".
Il
12 luglio 1963, il D.P.R. n° 930 istituisce le denominazioni
d'origine. Nel
1970, recependo le direttive della Comunità Europea, viene istituito il
Registro Nazionale delle varietà di vite la cui coltivazione è raccomandata o
autorizzata per ciascuna provincia. Per ciascuna varietà possono essere
omologati più cloni, ciascuno con caratteristiche ampelografiche leggermente
diverse. Attualmente sono presenti circa 350 vitigni di uve da vinificazione.
Famiglie
varietali
In
Italia esistono
6 famiglie varietali principali di vitigni, le cui uve vengono coltivate in
regioni diverse d'Italia e talvolta presentano delle caratteristiche molto
diverse: i Greci, i Lambruschi, le
Malvasie, i Moscati, le
Schiave, i
Trebbiani e le Vernacce. Alla stessa famiglia possono appartenere uve a bacca di
diverso colore o con caratteristiche organolettiche molto diverse (uve
aromatiche e uve neutre). Per comprendere la ragione di tale diversità è
necessario conoscere la storia di ciascuna di queste famiglie.
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